11 marzo, 40 interviste

L’11 marzo, in via Mascarella in occasione dei trentotto anni dall’omicidio di Francesco Lorusso, alcuni giovani di Nuovamente hanno realizzato 40 interviste a persone presenti alla commemorazione della sua morte. Durante la raccolta delle interviste – fatte a giovani e anziani, donne e uomini – alle persone presenti alla manifestazione legata al ricordo del ragazzo tragicamente ucciso, si sono ripercorse le tematiche, le memorie e le testimonianze dirette che hanno contraddistinto il Movimento del Settantasette.

Alcuni degli intervistati hanno partecipato direttamente ai fatti del Settantasette, altri hanno conoscenze o nozioni filtrate da libri, giornali e centri di documentazione. Tutte le persone coinvolte, a prescindere da età ed esperienze, hanno espresso il valore e l’attualità del messaggio dato dal Movimento e la necessità di preservare la memoria storica di ciò che il Settantasette ha rappresentato per il Paese e per Bologna.

Molte delle persone intervistate considerano i fatti del ‘77 uno spartiacque tra due modi di fare politica le cui conseguenze, nel bene e nel male, si avvertono ancora oggi. “La repressione poliziesca è nata da lì”, ci dice uno degli intervistati. E’ nata dalla soppressione fatta dai carri armati nei confronti di un movimento che conteneva le radici che oggi in tanti individuano nella proteste no global, nei centri sociali, nei sindacati di base. “I giovani del Settantasette – in un’altra intervista – anticipavano le contraddizioni che sarebbero diventate le contraddizioni del nostro tempo”.

Se allora il movimento aveva raccolto e anticipato il tema della precarietà del lavoro, fondando uno slancio di libertà che si rifletteva in un influenza diretta sull’attività legislativa nazionale, oggi la sua eredità si scontra con il profondo mutamento di una società che si è ritrovata ad affrontare problematiche vecchie ma con un nuovo impatto, come la gestione dei temi dell’immigrazione, oppure totalmente nuove come la globalizzazione. Ma dal punto di vista del disagio, a livello politico ed esistenziale, rileva invece un’altra intervista, tra i movimenti del ‘77 e le contestazioni organizzate di oggi non vi sono sostanziali differenze.

Restano di quel movimento, che determinò un cambiamento culturale, “illusioni non ancora spente” e, con esse, “la voglia di rimanere in piazza”.

Quaranta interviste. Che pubblichiamo integralmente

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