Via Mascarella, all’altezza del muro sbrecciato dai proiettili che uccisero Francesco Lorusso

Di Leonardo Rossi

 

Uomo di 43 anni, residente

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa significano quei fori nel muro?

R.: Dunque fu quando fu ucciso quel ragazzo nelle manifestazioni del ’77 dalla polizia, di cui adesso mi sfugge il nome… Io all’epoca avevo 16 anni quindi seguivo le cose in maniera abbastanza relativa…

2. Identificazione del contesto

D.: Sa dirci qualcosa di più del contesto storico del Settantasette a Bologna?

R.: La manifestazione del ’77 ricordo che fu una delle ultime recrudescenze di quello che allora era il movimento studentesco organizzato, c’erano delle frange abbastanza violente, autonomiste però il quadro politico dell’epoca onestamente è una cosa abbastanza seppellita nella memoria…

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Crede che sia giusto ricordare Francesco Lorusso?

R.: Assolutamente è giusto ricordarlo, uno studente è rimasto ucciso dalla polizia…!  Adesso non ricordo ma non credo che fosse armato, comunque sia è pur sempre uno studente che è morto nel contesto di una manifestazione…

D.: Ritiene che questo evento dovrebbe essere ricordato in modo più chiaro?

R.: Non so se è bene fare qualcos’altro per ricordare. Dipende dal valore che si dà a questo genere di cose, secondo me è già una cosa positiva che ci sia una lapide e tutto quanto. Se si partisse con l’ipotesi di fare una strada o una piazza nascerebbero le solite polemiche, la destra… Piuttosto che andare a rivangare su fatti… Io ho vissuto in America 10 anni, sono tornato da tre anni, sono marchigiano e prima di trasferirmi negli Stati Uniti ho vissuto qui per sei o sette anni, quindi non è che sono bolognese…

D.: Riconosce qualcosa di quella che era questa zona all’epoca dei fatti di cui parliamo?

R.: Rispetto al cambiamento di via Mascarella ho, come dire, una visione abbastanza privilegiata da questo punto di vista, nel senso che io ho lasciato l’Italia nel ’94 e sono tornato nel 2002 e ho trovato una città completamente diversa, abbastanza degradata… Questo era un quartiere splendido, pulito, tranquillo, studentesco, certamente pieno di attività, fermenti culturali che sono scomparsi completamente e ho trovato una situazione… Dalle speculazioni dei residenti che hanno affittato a prezzi vergognosi agli studenti… alla degradazione del quartiere che è diventato una raffica di pub e di disco-bar aperti fino alle quattro del mattino e in generale a una mancanza di rispetto nella convivenza tra le varie fasce della popolazione di età, di ceti e di provenienza culturale diversi… Non è un esempio bellissimo di coabitazione di diverse realtà… Questo detto da uno che ha vissuto a  San Francisco per dieci anni. Dove realtà totalmente diverse coabitano in maniera molto rispettosa e molto pacifica, cosa che qua non succede.

D.: Come definirebbe questa differenza fra allora e oggi?

R.: Qui c’è un problema proprio culturale nostro che è difficile da affrontare, nel senso che qui c’è una forma di individualismo che va molto avanti a gomitate. In questo paese è sempre estremamente difficile che chiunque faccia un passo indietro su qualunque cosa. Impossibile convincere i commercianti a chiudere prima, impossibile convincere i proprietari ad abbassare gli affitti, impossibile mettere d’accordo tutte le forze del consiglio comunale e fare una politica concordata e ragionata, impossibile convincere gli studenti che divertirsi non vuol dire spaccare bottiglie alle quattro del mattino, urlando come dei pazzi e cantando inni, non importa chi ti sente… C’è un problema culturale alla base, proprio di convivenza, di rispetto, di comprensione delle ragioni dell’altro… Non saprei cosa dire, se dovessi dire io la soluzione… Anche applicare delle regole all’americana… Sarebbero molto impopolari, per la mia esperienza avendo vissuto per molti anni in una città molto festaiola, molto liberale, molto aperta, nel centro della città si fa festa fino alle due di notte, alle due chiude tutto, ci sono servizi continui di autobus a bassissimo prezzo che ti portano fuori nei quartieri industriali dove puoi continuare a fare festa fino alle due del giorno dopo senza disturbare i residenti. Se disturbi i residenti c’è una polizia durissima che ti pizzica e ti porta a passare la notte in centrale… Soluzione questa secondo me civilissima in questo paese totalmente inapplicabile.

Uomo, 51 anni, origine cilena, lavoratore in zona.

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa significano quei fori nel muro?

R.: Io non sono italiano ma so che quei fori nel muro risalgono ai fatti accaduti nel ’77, quando i carabinieri spararono a un ragazzo di nome Lorusso durante una manifestazione studentesca.

2. Identificazione del contesto

D.: Sa dirci qualcosa di più dettagliato rispetto al contesto storico e al clima di quel periodo?

R.: So solo che ci furono molte manifestazioni studentesche in quell’anno e, in una di queste, morì quel ragazzo.

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Crede che sia giusto ricordare Francesco Lorusso?

R.: Penso sia giusto che abbiano fatto questo omaggio, la lapide infatti è posta esattamente dove lui cadde dopo aver ricevuto degli spari sulla schiena… Lo so perché conosco il padre e ho parlato con lui.

D.: Ritiene che questo evento dovrebbe essere ricordato in modo più incisivo?

R.: So che avevano proposto di intitolare un’aula in suo onore, cosa per me giusta anche se non sono d’accordo con le memorie indirizzate verso una singola persona.

D.: Riconosce in questa zona qualche segno riconducibile all’epoca di cui stiamo parlando?

R.: Credo che in questa città siano accadute molte cose, alcune tanto tempo fa. È un luogo che ha un’antica e forte tradizione ma la sta perdendo o l’ha già persa… e non ve ne rendete conto… Questo ve lo dice una persona che guarda le cose da molto lontano. Vivo qui da quindici anni e questa zona è cambiata moltissimo, così come il mondo, ma Bologna non ha fatto niente per trattenere le sue tradizioni. I giovani sono molto cambiati, sono diventati più stupidi e ignoranti: ieri ad esempio  non ho dormito fino alle quattro di notte abitando in via Pietralata [si riferisce ai festeggiamenti per la vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio]… In questo momento ci sono vicende internazionali che dovrebbero colpire molto di più i giovani, i quali restano invece inermi..

D.: Come definirebbe allora questa differenza fra quei tempi e oggi?

R.: Conosco molte persone che hanno partecipato alle vicende politiche di quegli anni, ma non direi che il caso Lorusso abbia influito sull’ambiente universitario… Credo che gli studenti di oggi siano molto più incoscienti, nel senso che non sono più consapevoli di essere degli studenti e quindi di avere dei diritti da difendere. Basta vedere che in questa zona non c’è una vera sede politica degli studenti, e questa è una situazione che non esiste nemmeno nei paesi dove c’è la dittatura, solo a Bologna è presente.
Ricordo che via Mascarella era una strada dove si usciva e anche gli anziani si posteggiavano con la sedia fuori per chiacchierare tra loro… Era una città che aveva una sua vita paesana. Oggi nessuno esce più perché ha paura.

Donna, 23 anni, residente in zona

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa significano quei fori nel muro?

R.: Mi pare che quei fori nel muro ci sono perché nel ’77 c’è stato l’omicidio di un ragazzo che penso abbia fatto parte del movimento studentesco… Ma la lapide non l’avevo mai vista.

2. Identificazione del contesto

D.: Sa dirci qualcosa di più dettagliato sul contesto storico di quegli anni?

R.: Non conosco le vicende nei particolari ma so che nel ’77 a Bologna si è vissuto un particolare momento che ha conosciuto anche estremismi e violenze, compresi scontri armati tra studenti e forze dell’ordine. Non so se questo evento abbia significato qualcosa per le coscienze degli studenti di oggi. Io stessa sono venuta a conoscenza dell’evento in relazione ai fatti di Genova e all’omicidio di Carlo Giuliani.

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Crede che sia giusto ricordare Francesco Lorusso?

R.: Naturalmente è giusto fare qualcosa per ricordare questo ragazzo, si parla tanto di martiri di Nassiryia… e comunque un omicidio non è mai giustificato, tanto più se commesso dalle forze dell’ ordine…

D.: Ritiene che questo evento dovrebbe essere ricordato in modo più incisivo?

R.: Sì, si potrebbe anche cercare di valorizzare un tipo di memoria diversa: io faccio storia quindi per questo tipo di problematiche ho una particolare sensibilità e quindi è chiaro che si debba cercare di riportare alla luce una storia sommersa, se è veramente sommersa come credo sia.

Uomo, 29 anni, residente

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa significano quei fori nel muro?

R.: Quei buchi? Risalgono ai giorni della protesta studentesca in cui fu ucciso Francesco Lorusso e stanno lì a rappresentare i proiettili che lo colpirono.

2. Identificazione del contesto

D.: Sa dirci qualcosa di più sul contesto storico del Settantasette a Bologna?

R.: Non saprei dirle altro se non che quel ragazzo era uno studente come tanti che manifestava, non uno in particolare.

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Crede che sia giusto ricordare Francesco Lorusso?

R.: Penso che sia giusto ricordare indipendentemente da quello che quel ragazzo stesse facendo in quel momento.

D.: Ritiene che questo evento dovrebbe essere ricordato in modo più significativo?

R.: Fare qualcos’ altro?… Non a lui in particolare, perché è capitato a lui ma c’erano anche molti altri studenti… Credo sia giusto ricordare la vicenda in generale per evitare che succeda ancora.

D.: Riconosce qualcosa di quella che era questa zona all’epoca dei fatti di cui parliamo?

R.: In realtà questa zona è cambiata molto dal ’96 in poi… Questa via la vivo da un paio di anni e non mi piace…

D.: Come definirebbe questa differenza tra allora e oggi?

R.: Questi cambiamenti in atto non mi piacciono. Non mi piace che aprono la via ai concertini jazz e che mi appendono sulla porta d’ingresso volantini che dicono “per un mese facciamo casino” perché in centro non si può fare… E questo non mi piace perché quando il fruitore è la “Bologna bene” si può fare, quando è la “Bologna non bene” è subito condannato. Non è una questione che interessa solo via Mascarella, ma la città intera che si sta imborghesendo.

Uomo, 63 anni, residente

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa significano quei fori nel muro?

R.: Quei fori sono delle pallottole un po’ arrotondate, ingrandite… Pallottole che i carabinieri hanno sparato ad altezza uomo uccidendo un ragazzo, Lorusso.

2. Identificazione del contesto

D.: Sa dirci qualcosa di più dettagliato riguardo al contesto storico di quegli anni a Bologna?

R.: Rispetto a quella particolare vicenda le posso dire che quel ragazzo aveva in mano dei sassi, che a mio avviso non sono un giochino… Come fa ad essere dalla parte della ragione uno che lancia bottiglie o sassi contro la polizia? Io la vedo così…

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Crede che sia giusto ricordare Francesco Lorusso?

R.: E’ stata costruita questa lapide per ricordare Lorusso solo che poi nei giornali si formano queste specie di eroi e o la sinistra o la destra ne usufruiscono…

D.: Ritiene che questo evento dovrebbe essere ricordato in modo più significativo?

R.: Non sono d’accordo a fare qualche altro omaggio a questo ragazzo. E’ il figlio di un professore, sono passati molti anni e io la vedo diversamente… Io non ho dato il voto al centrosinistra e queste sono cose che fanno bene al centrosinistra… Disobbedienti, no-global: fanno tutti parte del centrosinistra e io non li posso vedere… Così come le violenze contro la polizia, da qualsiasi parte arrivino.

D.: Riconosce qualcosa di quella che era questa zona all’epoca dei fatti di cui parliamo?

R.: Oggi come allora via Mascarella è divisa fra centrodestra e centrosinistra… Lo si può vedere chiaramente dai giornali che vengono venduti: da una parte hanno moltissime copie di «La Repubblica» e non sanno nemmeno cos’ è «Il Resto del Carlino», mentre dall’ altra hanno un pacco enorme di Carlini e se chiedi «Il Manifesto» rispondono che non sanno se è uscito…

D.: Come definirebbe questa differenza tra allora e oggi?

R.: L’università, un tempo come tutt’ora, era in mano al centro sinistra e ogni volta che c’erano delle manifestazioni volavano botte da entrambe le parti. Lo ricordo bene: bastava che un gruppo facesse un’occupazione o un’assemblea e subito arrivava o il centrodestra o il centrosinistra ed erano subito contrasti violenti… Forse gli animi erano un po’ più accesi di oggi. Ma ormai siamo divisi, c’è chi la pensa come me e chi no… Meglio lasciar perdere.

Uomo, 54 anni, lavoratore in zona

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa significano quei fori nel muro?

R.: Non mi ricordo bene, ma parliamo degli anni ’76, ’77… Quella è la lapide di Lorusso vero?

2. Identificazione del contesto

D.: Sa dirci qualcosa di più dettagliato del contesto storico di quell’epoca?

R.: Ricordo solo che c’era un gran fermento in quei giorni… Non so cosa e come sia accaduto… So solo che era uno studente.

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Crede che sia giusto ricordare Francesco Lorusso?

R.: Sì, certo, la lapide è qui per questo.

D.: Ritiene che questo evento debba essere ricordato in modo più significativo?

R.: No, non sono d’ accordo col fare qualcos’altro per questo ragazzo. Ci sono dei problemi più importanti ora che la città di Bologna dovrebbe affrontare, ad esempio il degrado, e poi si può pensare eventualmente a Lorusso.

D.: Riconosce qualcosa di quella che era questa zona all’epoca dei fatti di cui parliamo?

R.: Via Mascarella da quando la frequentavo nei primi anni ‘70 a oggi è peggiorata sicuramente… Prima non c’era tutto questo degrado.

D.: Come definirebbe questa differenza tra allora e oggi?

R.: Mi ricordo che quando il sindaco di Bologna era Guazzaloca qualche vigilante o ufficiale di quartiere si vedeva, ora non ci sono più… Ecco un altro esempio di come vengono gestite le cose adesso da questo governo. Ho vissuto anche a Roma molti anni ma poi sono tornato a Bologna perché non ne potevo più del degrado della capitale… Ma ora Bologna è in una situazione quasi peggiore. Dovremmo cercare di migliorarla e sicuramente si può fare con l’impegno di tutti i cittadini.

Donna, 38 anni, lavoratrice in zona

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa significano quei fori nel muro?

R.: Sì, hanno ucciso Lorusso, ma mi ricordo molto poco perché all’epoca ero ancora una bambina.

2. Identificazione del contesto

D.: Sa dirci qualcosa di più del contesto storico del Settantasette a Bologna?

R.: Di quegli anni mi ricordo solo la paura degli adulti… Io poi abitavo fuori Bologna e ho saputo dell’evento solo qualche tempo dopo, venendo a sapere che in uno scontro con la polizia erano stati sparati dei colpi che hanno ucciso uno studente. In quegli anni c’erano molti movimenti studenteschi che poi si sono acutizzati.

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Crede che sia giusto ricordare Francesco Lorusso?

R.: E’ giusto ricordare… Quando frequentavo l’università, una quindicina di anni fa, l’11 marzo era una giornata in cui si ricordavano quelle vicende, e ancora oggi in quella data c’è chi porta dei fiori presso la lapide.

D.: Ritiene che questo evento dovrebbe essere ricordato in modo più chiaro?

R.: Sarei contraria a fare qualcos’ altro per ricordare…

D.: Come definirebbe la differenza fra via Mascarella allora e oggi?

R.: Via Mascarella mi sembra semplicemente più triste. Quando andavo all’università e uscivo la sera mi ricordo che era una zona molto allegra, piena di locali… Ora non esco più tanto la sera e quindi non noto la differenza… Di giorno, ripeto, mi sembra molto più triste.

Donna, 64 anni, lavoratrice in zona

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa significano quei fori nel muro?

R.: Certo, la morte di Lorusso… Era uno studente che partecipava a una manifestazione e purtroppo gli hanno sparato e quella lapide è lì per lui.

2. Identificazione del contesto

D.: Sa dirci qualcosa di più dettagliato sul contesto storico del Settantasette a Bologna?

R.: Mi ricordo solo che dopo quell’evento sono accaduti una serie di disastri: la strage di Ustica, il treno… Tutto, è successo di tutto…

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Crede che sia giusto ricordare Francesco Lorusso?

R.: Certo, fanno sempre qualcosa tutti gli anni per ricordarlo.

D.: Ritiene che questo evento dovrebbe essere ricordato in modo più significativo?

R.: Basta già quello che gli hanno dedicato, tanto tutti gli anni ci sono le manifestazioni per lui.

D.: Riconosce qualcosa di quella che era questa zona all’epoca dei fatti di cui parliamo?

R.: Frequento poco gli studenti, li vedo perché questa è una zona universitaria e poco distante c’è lo studentato ma non so cosa fanno, ora come a quei tempi.

D.: Come definirebbe questa differenza tra allora e oggi?

R.: Via Mascarella è rimasta uguale, non è migliorata purtroppo, i muri sono scritti e scarabocchiati. Ecco, più avanti fanno concerti jazz: sono favorevole a questo tipo di musica, le persone si siedono, guardano, ascoltano… non distruggono.

Donna, 68 anni, non bolognese, passante

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa significano quei fori nel muro?

R.: Quei fori nel muro dovrebbero riferirsi a quando nel ’68 ci fu la sparatoria a quello studente, Lorusso… Morì… La lapide lo indica…

2. Identificazione del contesto

D.: Sa dirci qualcosa di più dettagliato del contesto storico del Settantasette a Bologna?

R.: Quel periodo lì mi ha sempre spaventato… Io in realtà sono di Mantova e quando sono venuta qui a Bologna 40 anni fa mi piaceva moltissimo, ma non ci ho mai abitato, preferendo la periferia, San Lazzaro, dove attualmente abito.

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Crede che sia giusto ricordare Francesco Lorusso?

R.: Non credo sia giusto ricordare perché ci sono delle cose ben più importanti.

D.: Riconosce qualcosa di quella che era questa zona all’epoca dei fatti di cui parliamo?

R.: Via Mascarella è molto degradata, è anche pauroso passarci di sera… Non mi piace più, mentre prima mi piaceva moltissimo… Mi fa paura tutto… la gente, i giovani… è tutto un insieme di cose che non erano così quando sono arrivata in questa città e nemmeno dopo… Sono quattro o cinque anni che veramente c’è un degrado…

D.: Come definirebbe questa differenza tra allora e oggi?

R.: Nonostante abitassi a San Lazzaro venivo in città molto spesso, leggevo i giornali e stavo cominciando a pensare che forse questi giovani avevano ragione… in ogni caso con queste azioni non si è risolto molto perché gli affitti sono alti e quasi tutti in nero. Poi mentre i proprietari vivono nelle ville in periferia danno agli studenti case che cadono a pezzi e né la città, né loro stessi fanno niente per combattere e cambiare la situazione.  Non viene data ai giovani una prospettiva per fare qualcosa cosicché poi si drogano, non studiano e non lavorano. La città, non solo è diventata molto più cara, ma dice di aiutare gli studenti che vengono da fuori e non lo fa, dice di aiutare le persone anziane e non lo fa, anzi, una pedata nel sedere e poi se ne vanno… Tutto questo mi da fastidio.

Donna, 22 anni, non bolognese

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa significano quei fori nel muro?

R.: Abito qui da un anno e mezzo più o meno… Ho solo letto che qui è morto Lorusso, ho letto il nome e il resto sulla lapide.

2. Identificazione del contesto

D.: Può dirci qualcosa su quello che è stato il Settantasette a Bologna?

R.: Ne ho sentito parlare, ecco tutto. Credo di avere visto anche un film su quegli avvenimenti, ma per il resto so soltanto che era un periodo di contestazioni studentesche… In fondo erano i nostri padri, cioè non mio padre, ma quelli della sua generazione che contestavano, poi si sono normalizzati, è sempre così, e guarda che paese ci hanno lasciato. Almeno allora un contratto lo trovavi, facevi l’università e poi andavi a insegnare, oppure in azienda. Sembra un secolo fa, altro che i nostri padri, sembra che parliamo della Prima guerra mondiale…

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Crede che sia giusto ricordare Francesco Lorusso?

R.: E’ giusto che ci sia la lapide per ricordare, ma questa lastra con i fori dietro è un po’ triste…

D.: Come definirebbe la differenza tra allora e oggi?

R.: Sinceramente non penso che questa strada sia cambiata, io no ci abito da tanto, soltanto che c’è sempre una gran confusione… C’è molta gente la sera, soprattutto gente che beve molto, non che non sia d’accordo, solo che quando dormo mi dà fastidio… In ogni caso penso che via Mascarella sia uguale a tante altre strade, anzi è sicuramente meglio di via Petroni o della zona vicino a piazza Verdi.

Uomo, 70 anni, residente

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa significano quei fori nel muro?

R.: Certo, vuoi che non lo sappia… ?! So tutto, ho visto addirittura sparare i poliziotti durante quella famosa manifestazione del ’77 in cui morì Lorusso  di cui c’è la lapide qui davanti…

2. Identificazione del contesto

D.: Sa dirci qualcosa di più dettagliato sul contesto storico del Settantasette a Bologna?

R.: Sì, le ripercussioni sull’ambiente universitario furono scarse, solo una grossa delusione verso il PCI che allora non ci appoggiò. Sembrò una cosa anti- Zangheri quindi per tutti noi di sinistra fu deludente come venne gestita la cosa, in modo molto autoritario… Si diceva addirittura che era stata assaltata l’armeria vicino a via delle Moline e questo spaventò la città, facendo pensare che poteva esserci stata una lotta armata. Invece non ci fu niente, anche se ricordo di aver visto i carri armati in via Zamboni, una visione da Cile secondo me… Sono rimasto molto male…

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Crede che sia giusto ricordare Francesco Lorusso?

R.: Sono d’accordo a ricordare Lorusso, infatti quando eravamo in Consiglio comunale ero uno di quelli che aveva proposto di fare una borsa di studio perché studiassero la sua vita e la motivazioni della sua rivolta.

D.: Ritiene che questo evento dovrebbe essere ricordato in modo più chiaro?

R.: Certamente si potrebbe fare qualcosa di più anche se non credo agli eroi. Sono d’accordo con Brecht, quando dice che il mondo non ha bisogno di eroi ma di brave persone e Francesco sicuramente era questo, poi per caso si è trovato nel punto in cui è arrivato il piombo. È stato destino, no…? Nel punto di intersezione tra il piombo e la sua vita, si è creato un destino e forse anche un eroe che probabilmente lui non era, né voleva esserlo.

D.: Riconosce qualcosa di quella che era questa zona all’epoca dei fatti di cui parliamo?

R.: Non so com’era prima via Mascarella, ci abito da poco più di dieci anni.

D.: Come definirebbe questa differenza tra allora e oggi?

R.: Da quando la conosco è rimasta abbastanza immutata divisa in due segmenti fondamentali:il segmento dei ristoranti, dei locali jazz e del divertimento cinematografico, e il segmento oscuro, quello dedicato allo spaccio della droga. C’è una netta divisone che si situa all’altezza della gelateria.

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