B. Giorgini – Appunti sul metodo scientifico

  1. L’origine. Dice Popper che la scienza nasce nell’agora’, il cuore della polis, quando un uomo si alza e presenta una tesi, sul moto dei pianeti, per esempio, o sugli stati della materia, i quattro elementi aria acqua terra fuoco. E un altro dopo va al centro del cerchio, figura dell’uguaglianza per eccellenza, tentando di falsificare la tesi esposta. Lo stesso accade per la politica, da cui la democrazia. Ovvero scienza e democrazia nascono insieme, intrecciate. Inestricabilmente, allora. D’altra parte, più’ vicino a noi, gli studenti di piazza Tien an Men marciarono nella prima manifestazione di massa dietro uno striscione a grandi caratteri che appunto recitava; scienza e democrazia. Forse si può’ obiettare: e le donne?

 

  1. Cosmologia e scienza. Secondo Vico  quando si rompe il cosmos, l’armonia, nascono da una parte i luoghi del desiderio, del caso, del libero arbitrio, della soggettività cioè la politica, e dall’altra la scienza, fondata su determinazioni e simmetrie eterne, e oggettive. Se si vuole: infinitamente ripetibili. Prima i sapienti erano cosmologi. Dopo si separano in politici (i filosofi della Repubblica platonica), e scienziati. I filosofi del soggetto, delle cose umane, e i filosofi della natura, dei fenomeni naturali.

 

  1. Lucrezio, e prima di lui Democrito, la vedono in modo un poco diverso: il caso, il clinamen degli atomi che deviano di tanto in tanto e a caso dalla linea retta, è decisivo per costituire gli aggregati, cioè’ la materia, i diversi elementi e i suoi stati. Lucrezio, in quel formidabile libro scientifico che è il De rerum Natura, ci racconta che il caso interviene quando l’uomo de/sidera, cioè quando distoglie gli occhi dai movimenti eterni e perfetti degli astri, per rivolgerli alla terra, dando origine cosi’ alla fisica della terra. Già da allora la partita si gioca tra caso e necessita’. Tra Newton e Pascal.

 

  1. Secondo Platone all’inizio fu il caos, da cui nacque l’ordine l’armonia per opera del demiurgo, che è matematico. Ovvero comprendere significa, nella filosofia occidentale, geometrizzare. Galileo riprende lo stesso concetto, laddove dice all’incirca che, per comprendere l’universo, per leggerlo bisogna impararne l’alfabeto, che sono triangoli, cerchi e le altre figure geometriche. A tal punto Galileo era convinto  della verità’ delle simmetrie geometriche che non credette mai alle ellissi kepleriane. E a Keplero scrisse, affermando che i pianeti non potevano assolutamente muoversi lungo traiettorie così bislacche come le ellissi, ne’ gli importava molto, anzi per niente, l’evidenza delle osservazioni di Ticho e la correttezza dei calcoli di Keplero. In un altro dialogo Platone racconta che l’armonia è introdotta nel mondo da Eros, un daimon, un demone che sta tra terra e cielo. Il desiderio, la passione sono costitutivi della ricerca scientifica.

 

  1. Diciamolo anche così: se non ci fosse stato Euclide che inventa il punto, tutti gli esperimenti del mondo non avrebbero portato alla meccanica classica, alle equazioni di Newton, il primo grande sistema scientifico che si pretese completo e del tutto generale, universale. In più’ capace di predizioni molto precise, come avvenne nel caso della cometa di Halley. Halley, vedendola passare sulla sua testa, previde sulla base delle equazioni  di Newton, che sarebbe ripassata nello stesso punto 72 anni dopo, il giorno  tale all’ora tale, e sbaglio’ di soli 30 (trenta) secondi. Si capisce come di fronte a una tale potenza predittiva la fisica, la meccanica, sia diventata la scienza per eccellenza, fino a trasformarsi in una vera e propria concezione del mondo, il meccanicismo.

 

  1. A proposito di geometria. Leggendo l’Etica di Aristotele si scopre che i greci già’ sapevano che non sempre la somma degli angoli interni di un triangolo è uguale a 180 gradi. Ovvero conoscevano la possibilità di altre geometrie, oltre quella euclidea.  Ma scelsero di non esplorarle, perché, è Aristotele a dircelo, la geometria euclidea era la più bella e buona, cioè quella più etica. Cioè quella  che rendeva più’ abitabile, e conoscibile secondo semplicità’ e armonia,  il mondo. Anche l’etica e’ ab initio costituente la conoscenza  more geometrico/scientifico del mondo. D’altra parte, non per caso,  l’Ethica di Spinoza, e’ scritta more geometrico, cioè’ con postulati,  teoremi, corollari eccetera.

 

  1. Ma il problema etico diventa impellente quando, come sta avvenendo, l’uomo stesso, il soggetto, diventa terreno di sperimentazione. Quando cioè’ l’essere umano può’ essere smontato  e rimontato, fin nei suoi componenti genetici elementari. Addirittura  clonato. Nel delirio di onnipotenza di Faust.  Nel contempo il tentativo  di comprendere l’uomo, e la donna, come esseri naturali tra gli altri esseri  naturali, dalle pietre agli animali sottrae l’uomo alla sua solitudine di  dominatore della natura; e può’ essere la premessa per stabilire un nuovo  contratto uomo natura basato sull’equità’ e non più’ sul dominio.

 

  1. I fisici si misurarono con un problema etico di prima grandezza al tempo della costruzione della bomba atomica e nucleare. Come e’ noto fu Einstein stesso a  chiedere al presidente Roosvelt di costruirla, e ai suoi colleghi di mettersi  al servizio del Pentagono, in quel di Los Alamos. Il pericolo nazista  appariva talmente enorme per la sopravvivenza stessa dell’umanità, da  giustificare quel gesto. Però alcuni fisici e matematici e ingegneri,  anch’essi fortemente antinazisti e spesso emigrati dalla Germania e  dall’Italia (la stessa scuola di Fermi si divise) si rifiutarono e rimasero  in Inghilterra, per esempio Max Born. Poi le bombe caddero su Hiroscima e  Nagasaki,  il problema si moltiplicò e lo stesso Einstein si pentì  più o meno esplicitamente della lettera d’antan.

 

  1. Anche Copernico deve essersi interrogato sullo scompiglio che avrebbe comportato tra gli uomini il suo De Rivolutionibus, tanto che egli ne vide la prima copia  pubblicata il giorno prima di morire, quando già da studente aveva formulato  l’ipotesi eliocentrica ( Copernico studiò a Bologna e si laureo’ a Ferrara  perché’ la tesi nell’Alma Mater costava troppo). Sapeva che bisogna andar  cauti quando si vanno a scoprire le nervature dell’essere. Dice l’antico  sapiente: la natura ama nascondersi, e l’armonia nascosta e’ piuù forte di  quella manifesta.

 

  1. La scienza/le scienze. Se il modello forte fu la fisica, nel tempo molte scienze sorsero, chimica, biologia, scienze cognitive, neuroscienze, eccetera. Ciascuna con le sue procedure,  protocolli, paradigmi, apparati teorici e sperimentali. Ciascuna con una  sua concezione dell’interazione osservatore- osservato, del ruolo  della descrizione matematica e/o geometrica, addirittura del tempo. Il  tempo dell’evoluzione darwiniana non ha lo stesso significato del dt che compare nelle equazioni di Newton o del tempo relativistico. Col  che forse si può continuare a parlare di metodo scientifico,  intendendo semplicemente non una tavola dei comandamenti, ma il modo in cui  si modella il reale, si producone e fanno funzionare nel mondo modelli  di realtà. Più precisamente: in cui dei frammenti di realtà  naturale diventano dei modelli che collaborano a formare un mosaico di  conoscenze. Si tratta di pensieri sparsi e come tali vanno assunti. Possibili stimoli e niente più.

 

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