COMUNITA’, CITTADINANZA, INTEGRAZIONE E COMUNICAZIONE – Per i giovani, dai giovani

INTRODUZIONE: CREARE E COMUNICARE INTEGRAZIONE

di Diego Benecchi, Presidente Associazione Nuovamente

 

Il progetto “Comunità, cittadinanza, integrazione e comunicazione” costituisce al tempo stesso un punto d’arrivo e un punto di partenza. Credo che questo valga sia per chi l’ha promosso e realizzato, ossia l’associazione Nuovamente e l’Assessorato alla Sanità, Servizi sociali, Associazionismo e Volontariato della Provincia di Bologna, che per chi vi ha collaborato attivamente, l’Ufficio Scolastico Provinciale e i singoli istituti, come anche per il pubblico più ampio degli attori istituzionali e associativi.

Non è difficile capire perché il progetto rappresenti un significativo punto di partenza. Il campione statistico analizzato, composto da 10018 studenti delle scuole secondarie superiori, di cui oltre 800 di origine non italiana, rispecchia una percentuale assolutamente rilevante dei giovani tra i 14 e i 19 anni residenti a Bologna e in provincia. All’interno di questo dato complessivo, è considerevole la percentuale degli studenti non italiani, l’8 per cento, che per la prima volta nel nostro territorio hanno avuto l’occasione di esprimere direttamente il proprio parere in merito a questioni centrali quali la cittadinanza, l’integrazione e la comunità.

Mi limito a segnalare un elemento che emerge dall’indagine: l’esigenza primaria di rivedere il concetto di cittadinanza per ius sanguinis, principio che risulta di gran lunga insufficiente a fronte della crisi dello Stato-nazione, sopravanzato da altri modelli di aggregazione politica internazionale e dall’inedito fenomeno del dissolvimento dei confini economici, culturali, linguistici noto come globalizzazione. L’integrazione culturale e sociale, su cui è giusto investire risorse, deve avere come stretto corrispettivo l’integrazione politica, che trova appunto nella cittadinanza la propria espressione più compiuta.

Questo ci viene segnalato con chiarezza dagli adolescenti che frequentano le scuole del nostro territorio, ossia quella fascia di popolazione che più di ogni altra sta vivendo quel delicatissimo passaggio di crescita nel quale prende forma il sistema di valori e di priorità che è destinato a caratterizzare la società italiana di domani.

Questo progetto è anche, sotto tanti punti di vista, un punto d’arrivo, anzitutto per l’associazione Nuovamente.

Non intendo soffermarmi a lungo sulla filiera di iniziative e di progetti che distingue la nostra storia, che ormai conta più di sette anni di attività, e di cui quest’ultima esperienza è l’esito naturale. Mi limito a segnalare come il lavoro con i giovani sia stato sin dall’inizio una fra le dimensioni di maggior spessore del nostro impegno. Le coordinate entro le quali abbiamo agito sono riassumibili in pochi concetti chiave: partecipazione, crescita, formazione dei giovani alla crescita e alla cittadinanza — meglio ancora, alla cittadinanza attraverso la creatività. Ricordo le quattro edizioni di “Progetta il tuo spazio”, l’iniziativa nella quale abbiamo dato la possibilità agli studenti delle scuole superiori di ripensare in modo attivo e partecipativo il proprio bisogno di aggregazione, progettando luoghi destinati alla formazione e alla produzione multimediale, oltre che veri e propri prodotti comunicativi. Il risultato, gli otto centri “Progetta il tuo spazio” aperti nel capoluogo e nei Comuni della provincia, sono il segno di un processo di coinvolgimento e collaborazione che ha superato le aspettative.

Rendere protagonisti i giovani — delle politiche che li riguardano, dell’informazione a loro destinata, della riflessione sui grandi temi della collettività. È questo il nucleo del nostro impegno, attorno al quale si è concretizzata pure la realizzazione di questo progetto e del principio che ne costituisce il cuore pulsante, quello di cittadinanza attiva. Abbiamo dovuto essenzialmente porre le basi, avviare il processo e alimentare il costante coinvolgimento dei soggetti interessati. Il resto si è tradotto in realtà da se.

L’interesse attivo dimostrato dai docenti delle scuole, un fattore imprescindibile del progetto, e l’entusiasmo con cui I ragazzi hanno accolto l’iniziativa in tutte le sue fasi (l’indagine, I gruppi di riflessione, laboratori di comunicazione) ha dimostrato come avessimo colto nel segno allorché avevamo scelto di dare voce a quella che ritenevamo un’esigenza diffusa, l’avvio di un ampio momento di riflessione collettiva sulla cittadinanza, l’integrazione e la comunità.

Questo libro — è quello che ci auguriamo, ma le premesse sono senza dubbio positive — chiude il cerchio aperto con l’indagine. La circolarità di questo processo di formazione partecipata è stata infatti uno tra gli obiettivi primari del progetto: il libro, risultato tangibile e “leggibile” dei laboratori di comunicazione che abbiamo contribuito a formare, ritorna ora nelle scuole agli studenti, ai docenti e alle famiglie come strumento per comunicare e per promuovere modelli di partecipazione.

Da un certo punto di vista, il processo è appena iniziato.

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