La sfuggente memoria del territorio

Di Franco Motta

 

Il progetto

Una mappa dell’identità simbolica del territorio

In una prospettiva antropologica il territorio si configura come una stratificazione di elementi culturali che ne definiscono l’identità. Le forme che tali elementi possono assumere sono diverse: quella orale (è il caso dei racconti e delle narrazioni condivise, o anche dei “luoghi comuni” che si diffondono sincronicamente o si tramandano fra le generazioni); quella codificata (i documenti di natura storica o letteraria volti a determinare e trasmettere significati); quella rituale (le pratiche del culto, nel caso il significante trasmetta un messaggio religioso, o della ritualità civile, nel caso in cui a essere in gioco siano elementi che investono l’identità civile, politica, sociale del gruppo di riferimento); quella monumentale (la presenza di testimonianze pubbliche volte a fissare una memoria istituzionalizzata).

Nel tessuto territoriale, sia esso quello della città o dello spazio extraurbano, questi elementi possono addensarsi attorno a determinati luoghi, nei quali vive – ossia si rende riconoscibile – la presenza di un significato, di una consapevolezza, che riguarda gruppi più o meno ampi di individui, dalla cerchia ristretta di quanti hanno vissuto la medesima esperienza, all’insieme più ampio dei soggetti accomunati da un’appartenenza religiosa, politica o di altro tipo, sino al contesto generale della collettività delle persone che condividono il medesimo spazio. Tali luoghi possono così essere visti come le diverse tessere del mosaico rappresentato dall’identità del territorio. Abbiamo scelto di definire questi luoghi come “luoghi simbolici” perché la loro è una natura che travalica la semplice funzionalità dell’uso e si arricchisce di quell’elemento impalpabile e “gratuito” che è la simbolicità determinata da un significante non verbale, o non soltanto verbale. Si tratta, in questo senso, di luoghi sottratti al circuito della produzione materiale che innerva il territorio, e consegnati invece alla produzione e allo scambio immateriale. I luoghi simbolici del territorio, in questa prospettiva, si costituiscono in un reticolo di significanti, in una “topografia del simbolico” che, nella sua interezza, dà vita all’identità collettiva di una città, di un’area geografica, financo di una nazione. Ogni area antropizzata, in quanto dotata di una propria storia e di una propria identità, si sostanzia anche di questa topografia simbolica, che può essere immediatamente riconoscibile a tutti (è il caso dei grandi monumenti dell’identità locale o nazionale, come le Due Torri per Bologna o il Colosseo per l’intera identità italiana) o rivolgersi a gruppi sociali più limitati, provvisti di un’identità specifica (i luoghi di culto, ad esempio).

Alla base del metodo adottato per il nostro lavoro sta la convinzione che una mappatura di questo reticolo simbolico deve necessariamente essere svolta su un duplice piano, quello storico e quello antropologico, poiché è solo in questa prospettiva che è possibile comprendere i meccanismi con cui ogni luogo si è formato storicamente e come esso si è trasmesso all’immaginario collettivo. È questo, nella sostanza, il lavoro che si è svolto: il rilevamento dei luoghi di questa “geografia simbolica” nell’ambito urbano di Bologna, il loro studio sia dal punto di vista dell’uso simbolico cui soggiacciono che della loro formazione storica, l’indagine della loro percezione da parte della collettività.

Crediamo di presentare in queste pagine i risultati di una ricerca che, pur nella sua limitatezza spaziale, ha saputo mettere a frutto le premesse costituite dalle metodologie di ricerca interdisciplinari sulla cultura condivisa del territorio e dei suoi abitanti. Un’inedita prospettiva, crediamo, da cui guardare la storia recente di Bologna e le tracce – sovente imprecise, sfuggenti, sempre rivelatrici, comunque – che essa ha lasciato nell’immaginario di chi pratica la città.

Metodologia della ricerca-azione

Questo testo costituisce l’esito di un’esperienza di ricerca-azione condotta con un gruppo di studenti del liceo scientifico “A. B. Sabin” di Bologna sulla base di un finanziamento della Fondazione Banca del Monte di Bologna e Ravenna. Dall’inizio, infatti, si è scelto di conferire al progetto un valore dato dall’interazione fra due diversi elementi: un elemento specificamente scientifico, volto alla verifica e all’analisi della percezione del significato simbolico di alcuni luoghi della città attraverso interviste su un campione significativo di abitanti, e un elemento formativo, sostanziato nel coinvolgimento nell’intervento di ragazzi delle scuole medie superiori, che hanno avuto così modo di condurre in prima persona una ricerca-azione sulla memoria condivisa della realtà urbana in cui vivono.

 Il lavoro di ricerca intrapreso si è posto l’obiettivo di verificare il rapporto fra la collettività nel suo complesso e alcuni frammenti della topografia simbolica di Bologna. In altri termini, di analizzare il livello di consapevolezza dei soggetti che condividono il medesimo spazio rispetto ad alcuni luoghi dotati di una valenza simbolica generale, di carattere civile o religioso. Lo strumento scelto è stato quello dell’indagine condotta attraverso interviste somministrate a persone appartenenti a tre diverse classi di età (<40; 40-60; >60) presenti nell’area prossima a un determinato luogo simbolico come residenti, esercenti o semplici passanti. La limitatezza dei criteri è stata voluta quale fattore che garantisse la massima apertura dell’indagine a soggetti accomunati esclusivamente dalla condivisione del territorio cittadino, in quanto è proprio all’analisi del rilievo attuale dell’identità cittadina che il progetto è stato rivolto.

Il lavoro è stato svolto secondo questa scansione:

  1. Un primo coinvolgimento di tre classi del quarto anno dell’indirizzo di scienze sociali del liceo scientifico “A. B Sabin” di Bologna, e la successiva selezione di quattro studenti fra quanti hanno dimostrato un più chiaro interesse per lo svolgimento dell’attività inerente al progetto. Tale fase preliminare ha richiesto l’attivazione di specifici incontri con i docenti.

  2. La definizione di una griglia di domande su cui fondare una prima indagine che, naturalmente senza alcuna pretesa di esaustività, potesse restituire un quadro sufficientemente indicativo dei rapporti fra i cittadini e i luoghi simbolici del territorio, dal punto di vista della memoria collettiva, e delle maggiori problematiche che essi rivelano quanto all’identità civile e alla consapevolezza storica che la alimenta. Tali domande sono state elaborate per favorire l’emergere di dati sufficientemente omogenei per la verifica della consapevolezza diffusa del significato di alcuni luoghi simbolici, nel suo comporsi storico e nell’inclusione nel contesto cittadino. In particolare, il focus delle domande si è concentrato su:

1. La “semantica” del luogo, ossia il suo significato nella prospettiva più ampia del suo uso simbolico.

2. L’identificazione del contesto storico, sociale, religioso, e più latamente culturale che ha presieduto al comporsi del significato simbolico del luogo.

3. I caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio.

  1. La formazione di un gruppo di lavoro composto dagli studenti, da un coordinatore dell’associazione Nuovamente e da un supervisore scientifico, al fine dell’individuazione degli obiettivi e della programmazione delle successive fasi. Nel gruppo di lavoro è stata fornita agli studenti un’introduzione alle tematiche della ricerca storica e antropologica. Per il percorso attuativo è stata assegnata agli studenti una specifica borsa lavoro.

  2. La selezione di alcuni luoghi simbolici ― sette in tutto ― sulla base del vaglio della pubblicistica storica e sociologica riguardante il territorio bolognese, condotto dagli studenti con la supervisione del coordinatore. La selezione dei luoghi è stata attuata sulla base di criteri che hanno tenuto conto della rilevanza dei luoghi dal punto di vista della storia contemporanea del territorio, del loro uso pubblico, delle pratiche religiose, dell’identità cittadina.

L’esito della ricerca è stata l’individuazione dei seguenti luoghi:

1. Il sito dell’esplosione dell’ordigno del 2 agosto 1980, fra la sala d’attesa principale e l’orologio posto alla sinistra dell’ingresso della stazione ferroviaria.

2. I due siti della memoria relativi alla morte di Francesco Lorusso l’11 marzo del 1977, ossia il muro forato di proiettili sul luogo dell’uccisione, in via Mascarella, e i giardini a lui intitolati nell’area dell’ex macello fra via Berti e via dello Scalo, incrociando le vicende di quell’evento con la storia più generale dei due luoghi.

3. Porta Lame, teatro dello scontro a fuoco fra i partigiani del GAP bolognese e un reparto della Wehrmacht, il 7 novembre del 1944.

4. La chiesa di San Francesco con le tombe dei glossatori (i giureconsulti Accursio, Odofredo e Rolandino de’ Romanzi), dove la presenza dell’elemento religioso e di quello storico si incrociano a definire la memoria del medioevo cittadino.

5. La sinagoga, nella sua attuale ubicazione di via de’ Gombruti, in cui dal 1928 si svolge il culto della comunità ebraica bolognese in sostituzione dell’antica sinagoga di via dell’Inferno.

6. Il Pratello, ossia l’area circostante via del Pratello (piazza San Francesco, via della Grada, porta Sant’Isaia), luogo storico del demi-monde bolognese, del carcere minorile, delle case occupate negli anni della contestazione e della vita notturna contemporanea.

  1. La realizzazione dell’indagine, attraverso la raccolta di duecentodieci interviste a soggetti con diverse caratteristiche che abitano, o lavorano, nei pressi del luogo in questione. Un certo margine di casualità nella scelta dei soggetti intervistati è stato preservato proprio per conferire all’operazione la natura di “carotaggio” in grado di rappresentare trasversalmente l’eterogeneità degli abitanti quanto a classe d’età, cultura, provenienza etc.

  2. La selezione delle interviste più significative, in numero di 70, la loro trascrizione e la loro analisi guidata dal supervisore scientifico, sempre intesa a conservare agli studenti partecipanti un ruolo attivo di elaborazione e di individuazione dei nodi critici.

Alcuni esiti

Ci pare che dalle pagine che seguono emergano con una certa chiarezza alcune criticità specifiche che offrono spunti di riflessioni assolutamente interessanti per una rivisitazione dell’intero problema del rapporto fra il territorio e gli abitanti che in esso vivono o lavorano. Schematicamente, tra le problematicità emerse sono individuabili:

  1. L’assenza negli abitanti del territorio di una consapevolezza dell’evolversi storico di questo, ossia di una sua conoscenza che non sia quella acquisita a scuola o, più ancora, attraverso i consueti media, e cioè statica e scarsamente stimolante, bensì che riesca a porre in relazione diretta gli eventi storici, i luoghi nei quali essi si sono svolti e la mutazione della loro percezione in ordine al mutare dei bisogni della collettività.

  2. La tendenza a recepire il luogo che si abita come il frutto di un’evoluzione lineare, e dunque la difficoltà di cogliere tutta la complessità delle trame sociali e culturali sviluppatesi nel corso del tempo: è il caso della sinagoga di Bologna, su cui pure sono state compiute, negli ultimi anni, importanti operazioni di valorizzazione, e che pure continua a essere percepita come un luogo sostanzialmente “estraneo” al tessuto del centro storico;

  3. La “paradossale” scarsità di conoscenza riguardo agli eventi più recenti della città, assai meno noti rispetto a quelli che hanno fondato la memoria storica standardizzata: tali sono i casi della morte di Francesco Lorusso, culmine simbolico del Settantasette bolognese, a così poca distanza del tutto rimossa dalla memoria collettiva, e della strage alla stazione, di cui ancora si registra una scarsa conoscenza quanto alle dinamiche e al contesto storico in cui si è determinata. Si tratta di un elemento del quale ogni seria analisi delle cesure storiche che si sono concretizzate a Bologna negli ultimi decenni deve tenere conto.

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