I giovani protagonisti nella ricostruzione dell’identità di un luogo

Di Leonardo Rossi

Il progetto Per un atlante della memoria territoriale di Bologna vuole offrire, da un lato, ai lettori una panoramica della percezione che le persone che vivono a Bologna hanno di alcuni luoghi, dall’altro si inserisce nel consolidato percorso intrapreso dall’associazione Nuovamente per il coinvolgimento delle giovani generazioni nella definizione dei propri spazi.

Il ruolo dei giovani in questo percorso è stato inizialmente quello di identificare, a seguito di una raccolta bibliografica, alcuni luoghi più significativi di altri e, successivamente, di svolgere una analisi “sul campo” orientata a comprendere il grado di conoscenza che la cittadinanza ha dei luoghi stabiliti.
L’idea da cui si sono poi sviluppate le singole azioni è stata quella di diffondere nei giovani la conoscenza dei luoghi prescelti attraverso interviste a cittadine e cittadini.

Se fino ad ora Nuovamente si è impegnata nella promozione di processi volti a rendere i giovani ideatori e gestori degli spazi loro destinati, e perciò modellati in base alle loro esigenze, con questo progetto i giovani sono stati investiti di un nuovo ruolo: non più propositivo ma improntato maggiormente alla investigazione e alla raccolta di elementi provenienti dal passato.

Costruire la memoria di un luogo attraverso una generazione che attualmente non la custodisce: questo è stato l’intento del coinvolgimento dei giovani in questo progetto. Spesso la memoria dei luoghi è associata non solo a eventi storici che per la loro rilevanza sono facilmente comprensibili e accessibili, ma anche a persone, momenti del vissuto individuale che, attraverso il racconto e la trasmissione orale, si consolidano nella collettività. Ma la trasmissione orale della conoscenza oggi giorno è sempre più condannata all’oblio, nel momento stesso in cui, facendosi globale, si diffonde con modalità estremamente diverse rispetto a quanto avveniva anni fa. La conoscenza di oggi, facilmente accessibile anche attraverso le pagine web, infatti, non contempla o lascia poco spazio all’interpretazione personale, alla creazione di miti o leggende.

Queste le premesse del percorso che abbiamo scelto di fare assieme ai giovani: perché chi meglio delle generazioni future può farsi custode di un passato che non c’è più?

Quando, come coordinatore dei giovani, ho proposto ai ragazzi di lavorare sui luoghi di Bologna ho avuto subito una risposta positiva: questi si sono calati nel ruolo con un grande entusiasmo facendosi guidare in un percorso bibliografico, che ha successivamente consentito l’individuazione di sette luoghi dalla valenza simbolica forte. Abbiamo così cercato luoghi caratteristici dei processi storici che hanno contribuito a “formare” Bologna nella sua storia e che tuttora ne delineano la fisionomia: la Chiesa, l’Università, il commercio, la Resistenza, il Settantasette e, perché no, le storie di ogni giorno, che in ugual maniera hanno dato un senso ai luoghi che le hanno ospitate. La scelta è poi ricaduta sui ragazzi che hanno individuato sette luoghi a loro giudizio più rappresentativi di altri dei processi storici menzionati: la Basilica di S. Francesco e le Tombe dei glossatori, la sinagoga, Porta Lame, i luoghi che testimoniano l’uccisione di Francesco Lorusso (via Mascarella, i giardini di via dello Scalo), la strage di Bologna e “il Pratello”.
La loro scelta è stata da noi avallata e sostenuta: i giovani sono prima stati guidati nella definizione delle domande da porre ai passanti poi nella raccolta delle testimonianze stesse.

Il percorso avviato ha consentito ai giovani di comprendere eventi, personaggi, aneddoti: momenti della storia che hanno attraversato la città di Bologna contribuendo a trasformarla e a darle l’aspetto attuale.

È stato interessante constatare le modalità e la curiosità con cui i giovani si sono avvicinati al passato, e come i soggetti interpellati, scavando nella loro memoria, abbiano – a volte non senza toni paternalistici verso i ragazzi che si facevano “investigatori del ricordo” – ricomposto le tessere di un passato spesso rimosso, che riaffiora nel racconto stimolato dalle domande.

Al tempo stesso è emerso un forte continuum tra i racconti del passato e le vicende del presente a dimostrazione non solo del fatto che sempre più spesso si ricorre al passato per spiegare il presente, ma che è possibile anche percorrere la strada inversa: talvolta anche la lettura di fenomeni contemporanei può diventare la chiave per comprendere quanto accaduto in passato.

In un momento storico come quello attuale, in cui fenomeni come l’immigrazione e le politiche di riqualificazione urbana stanno reciprocamente contribuendo a ridefinire gli spazi delle città, emerge la necessità di fissare e tutelare il significato dei luoghi attorno ai quali si è costituita l’immagine attuale di Bologna.

Consegniamo quindi i risultati della ricerca alla cittadinanza perché questa possa, in una fase di grandi trasformazioni, trovare nei frammenti del passato non solo cimeli di una Bologna che non c’è più, ma elementi portanti della identità urbana della nostra città e perciò utili a una nuova definizione degli spazi comuni.

 

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