Intervista a Luigi Garlaschelli

Il CICAP e l’analisi del paranormale

 

Professor Garlaschelli, perché si è sentita l’esigenza di creare un comitato per il controllo del paranormale?

Direi che basta guardarsi attorno per scoprire come, all’inizio del terzo millennio, sia incostante aumento la domanda di paranormale: madonne che piangono, guaritori miracolosi, veggenti. Il punto è che, spesso, dietro questi fenomeni si nascondono speculatori che costruiscono vere fortune sulla credulità e il bisogno di sicurezza di tanti: pensiamo ai metodi di terapia “alternativi” che, nel nome della libertà di cura, hanno preteso di operare a pagamento guarigioni giudicate impossibili senza mai volersi sottoporre a serie analisi scientifiche. Quindi, in qualche modo, il CICAP vuole offrire un servizio ai cittadini. Semplicemente il nostro comitato intende promuovere un’indagine scientifica e critica riguardo a tanti casi in cui hanno voce solo la fede e il dogmatismo. Siamo un po’ l’altra campana, certo con molta meno risonanza sui media rispetto ai tanti fenomeni paranormali che attirano l’interesse pubblico. Del resto, a noi interessa soprattutto svolgere un lavoro serio, e per questo contiamo soci di indubbio livello scientifico e intellettuale come Margherita Hack, Umberto Eco, Piergiorgio Odifreddi, Tullio Regge a garantire della nostra correttezza.

 

Possiamo sostenere che il vostro è un punto di vista laico?

Quella del CICAP non è una posizione pregiudizialmente antireligiosa, nel senso che non vogliamo occuparci della fede intesa come esperienza personale e interiore. Noi siamo interessati, piuttosto, allo studio scientifico dei fenomeni che sono comunemente associati a una dimensione della realtà nella quale sarebbero non più valide, come sospese, le leggi naturali: dallo spiritismo alla pranoterapia, dai sensitivi ai miracoli.

 

Nella sua visione quindi il paranormale e il religioso sono coincidenti.

Lo sono, dal punto di vista di uno scienziato, soltanto quando la religione pretende di manifestarsi attraverso eventi che avverrebbero in deroga a quanto osservato, verificato e riprodotto in laboratorio dalla scienza sperimentale. Tecnicamente, il miracolo rientra nel campo del soprannaturale, ossia di quell’ambito del paranormale religioso nel quale l’evento inspiegabile è frutto di un intervento divino. Diciamo che non vogliamo connettere un’accezione negativa né all’idea di paranormale né a quella di soprannaturale, che sono semplicemente due diverse diramazioni dello stesso modo di intendere il mondo. Mi spiego: possiamo accettare che  alcuni credano che le anime dei defunti sopravvivano nell’aldilà, ma se si afferma che esse comunicano con noi muovendo un tavolino, allora si ha il diritto e il dovere di esaminare il fenomeno. Lo stesso vale per casi di ordine religioso come le statue della Madonna che piangono sangue. Nessuno vuole contestare la fede nella Madonna, ma è legittimo indagare su come sia possibile che una statua di gesso secerna liquidi organici.

 

Cosa può dire la scienza su questi fenomeni?

La scienza si occupa solo degli eventi che si ripetono e che possono essere riprodotti. Un’anomalia o un evento unico nella storia può oggetto di ricerca storica, non di scienza sperimentale. In compenso, la scienza può arrivare con sicurezza a stabilire le ragioni del prodursi di un determinato fenomeno, naturalmente ove abbia sufficienti dati a disposizione. E solo se dovesse accadere che quel fenomeno, benché conosciuto attraverso un corretto metodo sperimentale, resti inspiegabile, allora si dovrebbe ricorrere al miracolo.

Questo non significa che la scienza possa spiegare tutto. Ripeto, possono esistere, ed esistono, ambiti dei quali non possediamo ancora sufficienti conoscenze, necessarie per poter costruire teorie scientifiche accettabili. E non necessariamente sono casi che coinvolgono l’intervento divino. Dal 1858, l’anno dell’apparizione della Vergine di Lourdes, sono stati classificati dalla Chiesa cattolica 65 casi miracolosi, a fronte di migliaia di segnalazioni. Ora, un’alta percentuale di quei miracoli è avvenuta nell’Ottocento, e gran parte di essi riguardava guarigioni da Tbc, piaga sociale che all’epoca era ritenuta inguaribile e che però oggi si ritiene controllabile dal sistema immunitario del nostro organismo. Allo stesso modo, esistono nella letteratura medica rassegne di migliaia di casi di remissioni spontanee e non spiegate di tumori e altre malattie, tra l’altro, nessuna avvenuta in contesti religiosi. E sono convinto che esistano meccanismi di autoguarigione che ancora non conosciamo, senza per questo ricorrere al miracolo. È anche il caso di Padre Pio e di altri che, come lui, hanno presentato alterazioni sul proprio corpo come le stigmate. Per studiare a fondo uno stigmatizzato dovrei entrare nel suo ambiente psicologico e culturale, vivere con lui per settimane senza perderlo di vista nemmeno un istante. Questo non è ancora stato possibile, per cui siamo costretti a lavorare su testimonianze di seconda mano all’interno di un terreno grigio, quello delle manifestazioni psicosomatiche, su cui la stessa medicina presenta ancora parecchi punti interrogativi.

 

In quali casi siete riusciti a offrire ricostruzioni scientifiche di pretesi miracoli?

Il caso più eclatante fu quello del miracolo del sangue di S. Gennaro, che studiai per il CICAP e che fu pubblicato da “Nature”. Il miracolo, come tutti sanno, consiste nello scioglimento periodico, in seguito all’esposizione al pubblico, di una sostanza gelatinosa ritenuta il sangue di Gennaro, vescovo di Benevento, decapitato nel 305 d. C. Va detto che tale sostanza, contenuta in un’ampolla, fece la sua comparsa a Napoli nel 1389, quindi più di mille anni dopo. Al proposito abbiamo formulato l’ipotesi che possa trattarsi di un caso di tissotropia, un fenomeno che indica la capacità di determinate sostanze di liquefarsi in seguito a movimenti e scosse, e a sostegno della nostra ipotesi abbiamo prodotto campioni di sostanza tissotropica, simili alla sostanza ritenuta il sangue di S.Gennaro, con l’ausilio di materiali disponibili nel XIV secolo. Occorre partire con una soluzione in acqua di un sale di ferro, il cloruro ferrico, che in natura si trova in abbondanza presso i vulcani attivi, qual è il Vesuvio. Poi si aggiunge una certa quantità di carbonato di calcio, ad esempio polvere di marmo o gusci d’uovo macinati. La soluzione che si ottiene va introdotta in un sacchetto di pergamena o di budello animale e lasciata immersa in acqua per qualche giorno, quindi, aggiungendo sale, quella che ne esce è una sostanza gelatinosa in grado di tornare allo stato liquido in seguito a piccoli urti, e questo per un numero indefinito di volte.

 

Qual è la posizione della Chiesa al proposito?

Nel caso di questo esperimento la posizione della curia arcivescovile di Napoli fu di aperta ostilità: si produssero studi e incontri per smentirci, senza peraltro mai invitarci a sostenere le nostre ragioni. Più spesso, la Chiesa si mostra apparentemente aperta alle critiche scientifiche, mettendo però molto di rado le reliquie a disposizione della  ricerca scientifica, oppure scegliendo esperti vicini al mondo cattolico e affidando a loro il monopolio delle indagini in materia.

 

E la società nel suo complesso?

Ho l’impressione che tenda a imporsi, oggi, una sorta di conformismo strisciante che preferisce non contestare i pretesi miracoli, anzi spesso largamente propagandati, per timore probabilmente di suscitare le ire di una parte della gerarchia ecclesiastica. Senza dubbio un tempo la cultura laica non nutriva questi timori reverenziali, era disposta a sostenere con più coraggio e coerenza le ragioni della scienza e dell’informazione corretta.

 

 

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