Porta Lame, presso il monumento ai partigiani impegnati nella battaglia del 7 novembre del 1944

Di Leonardo Rossi

 

Uomo, 70 anni, residente

1. Semantica del luogo

D.: Sa dirci qualcosa della battaglia di Porta Lame?

R.: Ricordo che ero bambino, avevo 9 anni e quindi mi ricordo perfettamente che si parlava in città della battaglia che c’era stata tra i partigiani, che poi era un gruppo di gappisti che avevano la sede nei pressi della porta, e i tedeschi…

2. Identificazione del contesto

D.: Conosce le circostanze in cui si svolse lo scontro?

R.: Non ci furono molte vittime, la battaglia ha un significato più che altro simbolico perché era la prima volta in città che si affrontavano a viso aperto formazioni partigiane, in quel caso erano gappisti, e truppe tedesche.

D.: Chi erano i gappisti?

R.: I gappisti erano dei nuclei partigiani che operavano in città, oggi si direbbe terroristi. Erano in effetti dei terroristi a fin di bene, degli ottimi terroristi, dei bravissimi terroristi e che cosa facevano…? Facevano degli attentati, oppure uccidevano gli ufficiali tedeschi per far sì che l’invasore e i suoi alleati fascisti vivessero nell’idea di poter essere in qualsiasi momento raggiunti dalla vendetta “nazional-partigiana” diciamo, e allora si sparava ad alti ufficiali tedeschi, ad alti ufficiali delle Brigate nere, della milizia collaborazionista, oppure facevano attentati alle caserme, ecc… Fecero anche evadere dei detenuti partigiani dal carcere di San Giovanni in Monte, allora stavano lì… Una notte riuscirono a far evadere un gruppo di partigiani, cioè svolgevano delle azioni di carattere intimidatorio, oggi noi diciamo terrorista… Se terrorista non avesse quel significato negativo che ha assunto, si direbbe terrorista e quindi vivevano annidati in punti nascosti della città, per esempio in case bombardate, nelle cantine delle case bombardate c’erano delle basi di gappisti… Per esempio una volta fecero saltare per aria i carri armati tedeschi che stavano appostati sotto  Porta San Felice. C’era un gruppo di carri armati che stazionavano lì e una notte questi gappisti andarono e fecero saltare i carri armati… Quindi era un’attività importante perché teneva gli alleati fascisti con i nervi a fior di pelle, con l’idea di poter essere raggiunti in qualsiasi momento… Una volta una base che era qui vicino a Porta Lame fu scoperta dai tedeschi e i partigiani, questi gruppi, anziché scappare affrontarono questa battaglia, poi fuggirono; ma consentirono agli altri di sganciarsi e fuggire… I morti furono pochi però la battaglia fu intensa e, assunse, un grande valore simbolico…

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Ci può dire come è stata ricordata la battaglia di Porta Lame dopo la Liberazione?

R.: Per molti anni si è fatto un comizio vicino alla piazza di Porta Lame, veniva qualche esponente della Resistenza e si ricordava l’evento. C’erano i reduci e gli ex partigiani, ma per molti anni gli ex partigiani erano ancora giovani perché negli anni ’50 i partigiani che avevano 20 anni nel ’45, negli anni ’50 ne avevano 35 quindi non erano vecchi… C’erano dei giovani, ma la partecipazione era soprattutto una partecipazione politica, soprattutto negli anni della guerra fredda quando la Resistenza era divenuta una bandiera della sinistra, mentre la destra anche se aveva partecipato alla Resistenza come i moderati, i democristiani, i liberali e i monarchici avevano preso delle distanze perché la Resistenza era oggettivamente diventata un simbolo della sinistra…

D.: Crede che l’evento sia ancora commemorato?

R.: Sui giornali appare ma che ci sia una manifestazione specifica è da qualche anno che non so.

Uomo, 33 anni, passante

1. Semantica del luogo

D.: Perché queste statue presso la Porta?

R.: I partigiani liberarono Bologna e si opposero al dominio nazista quindi Porta Lame fa parte di questa storia…

2. Identificazione del contesto

D.: Che cosa rappresenta Porta Lame da questo punto di vista?

R.: Riconosco che Porta Lame è un simbolo della nostra città, qualcosa che aiuta a comprendere la storia, a capire cosa è accaduto, che fa riflettere.

D.: Sa quante furono le vittime della battaglia?

R.: Non ho idea di quante furono le vittime in quell’occasione.

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno del territorio

D.: Partecipa alle commemorazioni della battaglia?

Ultimamente non ho partecipato alle manifestazioni commemorative perché ho notato la presenza di “tipi balordi”, esterni che non sanno che cosa significhi la storia, la Resistenza. Spesso si intrufolano per creare ulteriore zizzania. La manifestazione ha un senso, però, perché ci sono delle persone che hanno combattuto, che sono tutt’ora in vita e che trasmettono il ricordo del passato ai giovani. Questo è sempre positivo, tuttavia ci sono alcune persone che non lo riescono a capire… Nei giorni in cui si parla di Porta Lame, rifletto tra me stesso, ma non partecipo a nessuna manifestazione commemorativa…

Donna, 40 anni, residente

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa è avvenuto qui?

R.: La battaglia di Porta Lame.

2. Identificazione del contesto

D.: Cosa sa della battaglia?

R.: Se vado a rivangare gli studi, potrei ricordare qualcosa, ma non ho proprio idea di quanto sia il numero  delle vittime o di come si svolse la battaglia…

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno del territorio

D.: Cosa rappresenta per lei questa Porta?

R.: Porta Lame, a mio avviso, è un punto di riferimento e artisticamente è molto bella… Le due statue, poste di fronte alla Porta, risvegliano il ricordo dell’accaduto, quindi sono dell’idea che sia stata una decisione positiva collocarle in quel punto…

D.: Cosa ci può dire delle manifestazioni di commemorazione?

R.: Se ricordo bene, l’anno scorso, nella Piazza VII Novembre, c’è stata una festa… Credo fosse quella decennale, in onore del sessantesimo anniversario. È importante ricordare la storia, però riconosco che non tutti hanno a disposizione il tempo e la passione per dedicarsi a questo… Alla festa non ho individuato un alto tasso giovanile perché, più che altro, erano presenti persone anziane, che forse hanno anche assistito alla battaglia di Porta Lame. Un giovane, magari, non avendo partecipato a questi avvenimenti storici, non si sente così vicino ad essi…

Uomo, oltre i 70, residente

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa è accaduto qui?

R.: Durante la guerra i partigiani hanno combattuto un’importante battaglia.

2. Identificazione del contesto

D.: Cosa sa della battaglia?

R.: I partigiani riuscirono a  salvarsi perché seguirono il canale, il Navile, fino a giungere nei pressi di Corticella. Fu un grande scontro. Ci furono dei morti da ambo le parti, forse… L’avrò letto, però non ricordo esattamente a quanto risale il numero delle vittime…

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Partecipa alle commemorazioni?

R.: Partecipo alla cerimonia il 7 novembre di tutti gli anni, e devo riconoscere che vi è sempre parecchia gente… Io ci vado perché così ritrovo i miei amici, ma si radunano persone di tutte le età, in particolare più gli anziani che i giovani. Molti dei presenti hanno sperimentato, in gioventù, la vita partigiana; peccato che tutti gli anni si riducano di numero. In queste occasioni non mancano la forza militare e il picchetto d’onore. È una cerimonia che si deve svolgere…

D.: Che cosa rappresentano le statue a Porta Lame?

R.: I monumenti sono un riconoscimento alla lotta partigiana. Certo ci vorrebbe altro per ricordarla, la lotta partigiana. Di monumenti ce ne sono, hai voglia se ce ne sono, ma i monumenti non parlano, e poi la gente non ricorda più. E allora si torna a ragionare come prima che accadesse tutto, come prima della guerra e della Resistenza.

Uomo, 28 anni, residente

1. Semantica del luogo

D.: Che avvenimento importante è successo qui?

R.: Se mi domandate di questa zona, penso subito al novembre del ‘44, quando avvenne la famosa battaglia di Porta Lame…

2. Identificazione del contesto

D.: Come si svolse la battaglia?

R.: I partigiani della città erano convinti che gli alleati sarebbero subito arrivati in loro soccorso, ma ciò non avvenne perché imperversava una situazione di difficoltà e di stallo. Di conseguenza, i partigiani caddero in un’imboscata dei repubblichini…

D.: Sa quante furono le vittime?

R.: Le vittime, da quel che posso ricordare, furono all’incirca venti.

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Come conosce la storia della battaglia?

R.: Le prime volte che passavo vicino a Porta Lame, ammiravo il monumento, ma non avevo idea di quello che era accaduto. I primi anni che sono stato a Bologna, non sapevo che ci fosse stata una battaglia, poi, in seguito, mi sono informato e l’ho scoperta… Ho visto delle foto storiche del posto tempo fa e ho l’impressione, se non sbaglio, che qui ci passasse il fiume e che ci fosse un ponte… Ho saputo, inoltre, che in centro c’è stata, qualche mese fa, l’inaugurazione di un centro di informazione sulla resistenza di Bologna.

D.: Partecipa alle commemorazioni?

R.: Purtroppo non ho mai partecipato alle manifestazioni di commemorazione, anche se ogni anno mi riprometto di  prendervi parte, ma poi, a causa dei miei molti impegni, non sono mai riuscito ad andarvi.

Uomo, 71 anni, residente

1. Semantica del luogo

D.: Conosce la storia di Porta Lame?

R.: Sì, io sono nato in via Lame, al numero civico 115.

2. Identificazione del contesto

D.: Cosa ricorda della battaglia?

R.: I fascisti e i tedeschi ci mostrarono la fine alla quale erano destinati i traditori: ho visto impiccare i partigiani che erano feriti in seguito alla battaglia di Porta Lame… I partigiani arrivarono dal pozzo che c’era nelle nostre cantine… Ci furono parecchie vittime, non ricordo quante perché non le ho contate: saranno state venti o forse venticinque…

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Cosa rappresenta per lei Porta Lame?

R.: Porta Lame è tutta la mia vita: ci sono nato, ho imparato ad andare in bicicletta, ricordo il macello e i canali dove mia nonna andava a lavare. È la mia vita…

D.: Partecipa alle commemorazioni?

R.: Ho partecipato a tutte le manifestazioni… La maggioranza delle persone presenti sono della mia età perché hanno vissuto quel periodo… Nonostante ciò c’è qualche giovane che si impegna e si interessa…

Uomo, 81 anni, residente

1. Semantica del luogo

D.: Sa cosa è accaduto a Porta Lame?

R.: Di Porta Lame non so, perché è stata al tempo di guerra, quando c’è stata l’avanzata, però la tengo come memoria perché i tedeschi hanno perso la guerra, appunto per i partigiani…

2. Identificazione del contesto

D.: Quali sono i suoi ricordi legati a questo evento?

R.: Io ho fatto il militare e quando vedevano uno coi baffi dicevano: “tu partigiano”… Avevi una paura tremenda perché sapevi che potevi essere in pericolo… Io ho avuto quattro figli, tutti laureati, ho dovuto lavorare per farli studiare e non mi interessavo perché i partigiani non erano brave persone… Uno su dieci forse, gli altri erano tutti briganti, ladri, gente che ammazzava… Anche nel mio paese, i più briganti del paese erano i partigiani…

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Partecipa alle manifestazioni per ricordare la battaglia?

R.: Non ci sono mai andato agli eventi commemorativi.

Uomo, 64 anni, lavoratore in zona

1. Semantica del luogo

D.: Che cosa è successo a Porta Lame?

R.: So che è stata una battaglia abbastanza dura qui a Porta Lame. È simbolica soprattutto per la guerra di liberazione, della Resistenza…

2. Identificazione del contesto

D.: Perché c’è stata la battaglia?

R.: La battaglia si è sviluppata proprio perché era il periodo in cui c’era una reazione al fascismo e quindi si sapeva già anche dai collegamenti poi a livello più generale che gli alleati si stavano avvicinando alla città per cui si stava organizzando appunto una resistenza per poter poi liberare la città dal nazifascismo.

D.: Ci sono state molte vittime?

R.: Francamente il numero delle vittime non lo so. È stato notevole, comunque è stata una sorpresa notevole anche per i tedeschi una tale resistenza da parte dei partigiani in quanto tali, diciamo così…

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Lei partecipa alle manifestazioni di commemorazione?

R.: Sì, a Porta Lame ho preso parte agli eventi di commemorazione, tutti gli anni anche perché il nostro centro tra le altre cose culturalmente ha assunto queste scadenze come un momento importante anche non solo come commemorazione ma, anche, come testimonianza… Simbolicamente, il nostro centro, insieme agli altri due centri di questo quartiere, porta una corona come testimonianza diretta… Il presidente dell’ANPI è un socio del nostro centro… E quindi abbiamo persone che sono in grado di portare avanti una testimonianza e di trasmetterla… Io mi sono iscritto all’ANPI… La partecipazione della cittadinanza si sta riducendo…

D.: Cosa si può fare a suo avviso per tramandare la memoria storica di eventi come questo, e in particolare per trasmetterla ai giovani?

R.: Noi quest’anno abbiamo fatto una bella esperienza assieme all’ANED, l’associazione dei deportati, con le scuole. Abbiamo accompagnato due classi elementari della scuola De Amicis, che sono in questo territorio in via Galliera, e li abbiamo accompagnati a Fossoli, il campo di deportazione ed era presente un testimone di quegli eventi… Abbiamo visto un interesse di questi bimbi di 10 anni che ci ha dato soddisfazione nel vedere come fossero interessati… Anzi una bimba che è poi figlia adottiva di un giornalista de «La Repubblica», poi ha raccontato questa cosa… È stata una cosa molto bella… Ha dato soddisfazione. Quella giornata lì, mi rincresce dirlo, mi ha fatto vedere che per i giovani bisognerebbe costruire… E’ una critica che faccio alla scuola in quanto non sa aggiornare nei programmi e quindi coinvolgere maggiormente i giovani nella conoscenza… Bisogna preparare, intanto gli insegnanti operatori, perchè sono gli insegnanti che devono avere coscienza e conoscenza perché se non parte da loro la motivazione… Perché questo insegnante della scuola De Amicis motivato ha incominciato un periodo nella sua preparazione di programmazione scolastica, che li ha portati fino alla Liberazione. Quindi riuscire a portare dei bimbi alla storia contemporanea dei nostri giorni è già importante, quindi se nei programmi scolastici si facessero queste cose qui, penso che indurrebbe di più gli insegnanti stessi alla conoscenza e quindi costruire la memoria. Se si tarda poi pian piano la memoria sparisce, la gente ormai ha 80 anni. Una volta finiti loro ci saremo noi, i sessantenni, che abbiano assunto le informazioni per trasmissione diretta non per vissuto… Nella mia famiglia erano partigiani della bassa ferrarese e mi hanno raccontato delle cose, però non le ho vissute… E’ una cosa diversa, ma proprio per un vissuto, una storia…

D.:E quotidianamente che cosa si può fare per conservare la memoria storica?

R.: Per far sì che la storia si rinnovi giorno per giorno però occorre che ciascuno di noi se la “porti dietro” in termini culturali, perché poi ti aiuta a fare delle scelte e a tramandare la conoscenza. Come ad esempio io che sono trent’anni che faccio quest’attività qui, posso raccontarti in 12 anni come è cambiato il nostro territorio perché l’ho vissuto e ho visto come si è modificato, mentre le nuove generazioni non sanno e difficilmente sapranno com’era.

Uomo, 31 anni, lavoratore in zona

1. Semantica del luogo

D.: Che cosa rappresenta Porta Lame?

R.: Penso che Porta Lame sia un simbolismo che viene da lontano che per molte persone viene tuttora riproposta sia a livello di manifestazione, sia a livello culturale. La battaglia penso sia del 7 novembre del ’44.

D: Che significato ha per lei?

R.: Il tentativo di liberare autonomamente la città senza dover aspettare il passaggio dell’inverno e l’arrivo degli alleati: indica un modo di provare autonomamente la via della liberazione, senza aspettare l’aiuto da fuori…

2. Identificazione del contesto

D.: Come si è svolta la battaglia?

R.: L’ospedale maggiore era un po’ la base dei partigiani a Bologna. Al palazzo dello sport era stato dato l’ordine di fare un concentramento per tentare di liberare autonomamente Bologna perciò tutti i partigiani, anche quelli della brigata Garibaldi, cominciarono a scendere a Bologna per radunarsi lì… Tra l’altro il 31 ottobre del ’44 una parte di questi partigiani fu intercettata a Casteldebole… Arrivarono fino a qua, poi il 7 novembre prepararono questa offensiva che, infatti, fu ricordata come la più grande battaglia partigiana di liberazione in città a livello europeo…

D.: Ci furono vittime?

R.: Ci furono una serie di morti, penso una ventina circa…

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Oggi che cos’è per lei Porta Lame?

R.: Porta Lame per me è un punto di riferimento per un sacco di motivi, sia dal punto di vista storico che sociale.

D.: Lei va alle manifestazioni? Che partecipazione c’è?

R.: Tutti gli anni fanno una commemorazione, qualche volta vengono i ragazzi di Rifondazione o della Sinistra Giovanile ma pochi elementi, magari cinque o sei su una platea che di solito, compresa l’autorità, sarà sulla cinquantina di persone più o meno…

Uomo, 45 anni, lavoratore in zona

1. Semantica del luogo

D.: Che cosa rappresenta Porta Lame?

R.: E’ una porta storica per la città di Bologna…

D.: Che significato ha per lei?

R.: Ci sono ancora un pezzo delle mura di Bologna dove una volta c’era dentro l’ex macello quindi, essendo macellaio, per me è una cosa storica… Ci sono nato a Porta Lame.

2. Identificazione del contesto

D.: Cosa sa della battaglia di Porta Lame?

R.: C’è stata una battaglia, ma non so dire niente…

3. Caratteri della presenza simbolica del luogo all’interno della fruizione quotidiana del territorio

D.: Ha mai partecipato alle manifestazioni commemorative?

R.: No, non ho preso parte agli eventi commemorativi…


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